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Papa Francesco a Verona, l'incontro all'Arena con i "costruttori di pace"

A San Zeno con sacerdoti, religiosi e bimbi. Poi il dialogo con il popolo della pace e il grido di dolore: "Si prepara la morte con le fabbriche delle armi". Sul palco l'abbraccio tra un palestinese e un israeliano, poi la visita ai carcerati

Papa Francesco sul palco dell'Arena di Verona, con lui padre Alex Zanotelli - Afp
Papa Francesco sul palco dell'Arena di Verona, con lui padre Alex Zanotelli - Afp
18 maggio 2024 | 10.04
LETTURA: 7 minuti

Per Verona si conclude una giornata storica, durata dieci ore, col Papa ospite acclamato in ogni angolo della città scaligera. Per la messa allo Stadio Bentegodi erano presenti circa 32mila fedeli.

Bergoglio in visita nella città di Giulietta e Romeo cita Shakespeare. “Se il genio di Shakespeare si è fatto ispirare dalla bellezza di questo luogo per raccontarci le vicende tormentate di due innamorati, ostacolati dall’odio delle rispettive famiglie, noi cristiani, ispirati dal Vangelo, impegniamoci a seminare ovunque un amore più forte dell’odio e della morte”, l’appello del Papa in occasione dell’incontro con i sacerdoti e i religiosi nella chiesa di San Zeno.

"No al carrierismo"

No al carrierismo e alla promozione di noi stessi, ha messo in guardia il Papa durante l'incontro nella chiesa di San Zeno. Bergoglio ha evidenziato il rischio “di vivere anche l’apostolato nella logica della promozione di noi stessi e della ricerca del consenso, anche di fare carriera: è bruttissimo; invece che spendere la vita per il Vangelo e per un servizio gratuito alla Chiesa”. “È Lui che ha scelto noi: se ricordiamo questo, anche quando avvertiamo il peso della stanchezza e di qualche delusione, rimaniamo sereni e fiduciosi, certi che Lui non ci lascerà a mani vuote. Ci farà aspettare ma mai a mani vuote”, ha osservato Francesco.

Il Papa ai bimbi: "Dobbiamo essere segno di pace"

“Dobbiamo essere un segno di pace”, ha detto il Papa dialogando coi bambini in piazza San Zeno. “Noi adesso come possiamo essere segno di pace? Il mondo è in guerra, lo sapete? Ci sono tante guerre: in Ucraina, in Terra Santa, in Africa, nel Myanmar. Gesù predica la pace e noi cosa vogliamo fare? Essere segno di pace”. In cielo sono state liberate colombe bianche. Bergoglio ha invitato i bambini ad andare “controcorrente” e a non avere paura di farlo. Poi una domanda finale: “Dobbiamo benedire o maledire?”. I bambini in coro: “Benedire”.

Il dialogo con il popolo della pace all'Arena di Verona

Il Papa è quindi arrivato all’Arena di Verona per l’incontro centrale della giornata durante il quale ha dialogato con il popolo della pace. All’Arena sventolavano tante bandiere della pace. Tante le personalità internazionali presenti. Il Pontefice ha dialogato con il popolo della pace attorno a cinque temi: migrazioni, lavoro ed economia, ambiente, disarmo, diritti.

Presenti anche i preti di strada che da sempre si battono per la difesa degli ultimi. Tra loro, don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli che dal palco ha srotolato la bandiera della pace con Francesco. All’Arena anche il prete anti camorra don Maurizio Patriciello. “Dobbiamo essere malati di pace: una patologia da cui nessuno deve guarire”, ha detto don Ciotti.

Il grido di dolore: "Si prepara la morte con le fabbriche delle armi"

“Le azioni che in alcuni Paesi rendono più reddito sono le fabbriche di armi. E’ brutto. Così non si smilitarizzano i territori. Guardate che elenco: che bel negoziato preparare per la morte”, ha denunciato il Papa.

“Un suicidio cercare di risolvere le tensioni facendo prevalere uno dei poli in gioco”, ha ammonito il Papa. Bergoglio ha messo in guardia dalla tentazione di ridurre “la pluralità di posizioni a un’unica prospettiva. Ancora una volta si tratta di un vicolo cieco: si cerca l’uniformità invece che l’unità, si ha paura immotivata nei confronti della pluralità”. “Se c’è vita, se c’è una comunità attiva, se c’è un dinamismo positivo nella società, allora ci sono anche conflitti e tensioni. È un dato di fatto: l’assenza di conflittualità non significa che vi sia la pace, ma che si è smesso di vivere, di pensare, di spendersi per ciò in cui si crede. Le persone ferme sono le prime ad ammalarsi. Nella nostra vita, nelle nostre realtà, nei nostri territori saremo sempre chiamati a fare i conti con le tensioni e i conflitti. Non si può stare fermi: bisogna essere creativi”, ha ammonito.

“Spesso - ha osservato - siamo tentati di pensare che la soluzione per uscire dai conflitti e dalle tensioni sia quella della loro rimozione: li ignoro, li nascondo, li marginalizzo. No. Così facendo amputo la realtà di un pezzo scomodo ma anche importante. Sappiamo che l’esito finale di questo modo di vivere i conflitti è quello di accrescere le ingiustizie e generare reazioni di malessere e frustrazione, che possono tradursi anche in gesti violenti”. Bergoglio ha indicato la strada da seguire: “Il primo passo da fare per vivere in modo sano tensioni e conflitti è riconoscere che fanno parte della nostra vita, sono fisiologici, quando non travalicano la soglia della violenza. Quindi non averne paura dei conflitti per risolverli. Non temere se ci sono idee diverse che si confrontano e forse si scontrano. In queste situazioni siamo chiamati a un esercizio diverso. Lasciarci interpellare dal conflitto, lasciarci provocare dalle tensioni, per metterci in ricerca. E’ la ricchezza sociale. Per favore, non avere paura dei conflitti: familiari e sociali. Il dialogo ci aiuta a risolvere sempre. I peccati dei regimi politici delle dittature è che non ammettono la pluralità. Una società dove si prendono i conflitti per mano è una società di futuro''.

Sul palco l'abbraccio tra un palestinese e un israeliano

All’Arena di Verona c'è stato anche l’abbraccio di un imprenditore palestinese e di uno israeliano che poi insieme hanno abbracciato il Papa. “Grazie fratelli”, ha detto loro Bergoglio. “Papa Francesco, sono Maoz Inon, vengo da Israele e i miei genitori sono stati uccisi il 7 ottobre. Papa Francesco, mi chiamo Aziz Sarah, sono palestinese e questa guerra mi ha strappato mio fratello. Siamo imprenditori e crediamo che la pace sia la più grande impresa da realizzare. Ci rivolgiamo a lei con Roberto Romano del gruppo di lavoro sull’economia. Non ci può essere pace senza un’economia di pace. Un’economia che non uccide. Un’economia di giustizia. Come aiutare i giovani ad essere imprenditori di pace quando i luoghi di formazione sono spesso influenzati dal paradigma tecnocratico e dalla cultura del profitto ad ogni costo?”.

"Il mondo ha bisogno di donne per trovare la pace"

“Il mondo ha bisogno di guardare alle donne per trovare la pace. Le testimonianze di queste coraggiose costruttrici di ponti fra israeliani e palestinesi ce lo confermano”, ha detto quindi il Papa nel discorso finale al termine dell’incontro. “Sono sempre più convinto che ‘il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite. È soprattutto nelle mani dei popoli; nella loro capacità di organizzarsi e anche nelle loro mani che irrigano, con umiltà e convinzione, questo processo di cambiamento' - ha detto Bergoglio -. Voi, però, tessitrici e tessitori di dialogo in Terra Santa, chiedete ai leader mondiali di ascoltare la vostra voce, di coinvolgervi nei processi negoziali, perché gli accordi nascano dalla realtà e non da ideologie: le ideologie non hanno piedi per camminare, non hanno mani per curare le ferite, non hanno occhi per vedere le sofferenze dell’altro. La pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti”.

La visita nel carcere di Montorio

Al termine dell’incontro nell’Arena di Verona, Papa Francesco ha raggiunto in auto la Casa Circondariale di Montorio dove si trova recluso anche Filippo Turetta, che ha ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Nello stesso penitenziario sarà portato anche Chico Forti. Nella Casa Circondariale, Francesco ha salutato gli agenti di Polizia Penitenziaria, i detenuti e le detenute e i volontari. Poi il pranzo con i detenuti.

Il Papa ha rinnovato l’appello perché si continui a lavorare per rendere migliore la vita dietro le sbarre. “Conosciamo la situazione delle carceri, spesso sovraffollate, con conseguenti tensioni e fatiche. Per questo voglio dirvi che vi sono vicino, e rinnovo l’appello, specialmente a quanti possono agire in questo ambito, affinché si continui a lavorare per il miglioramento della vita carceraria”, ha detto il Papa.

Francesco ha poi dato voce al suo dolore per i tanti suicidi avvenuti nel penitenziario. “Seguendo le cronache del vostro istituto, con dolore ho appreso che purtroppo qui, recentemente, alcune persone, in un gesto estremo, hanno rinunciato a vivere. È un atto terribile, questo, a cui solo una disperazione e un dolore insostenibili possono portare. Perciò - ha osservato il Papa salutando anche quei detenuti non ammessi all’incontro ma che seguivano dalle finestre - mentre mi unisco nella preghiera alle famiglie e a tutti voi, voglio invitarvi a non cedere allo sconforto, a guardare alla porta della speranza”.

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