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Esperto obesità: "Sugar tax? Riduce consumi ma sola non basta"

Spiega all'Adnkronos Salute Luca Busetto, vicepresidente Sud Europa dell'European Association for the study of Obesity (Easo)

Foto di repertorio - FOTOGRAMMA
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15 maggio 2024 | 11.25
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"Ci sono evidenze, dalle esperienze in altri Paesi, come il Messico, che una tassazione delle bevande zuccherate ne riduce il consumo. Questo non vuol dire, però, che mettere una tassa risolva il problema dell'obesità, perché nulla, singolarmente, è risolutivo rispetto a un problema così complesso. Contro l'obesità la sugar tax non basta. Va vista come un pezzo di un intervento sistemico: in questo caso può aver senso", spiega all'Adnkronos Salute Luca Busetto, vicepresidente Sud Europa dell'European Association for the study of Obesity (Easo), a margine del Congresso europeo sull'obesità in corso al Lido di Venezia.

Per arginare l'epidemia di obesità, continua Busetto, "servono politiche combinate per contrastare il consumo di tutti i cibi non sani, che non comprendono solo le bevande zuccherate. Serve poi favorire il consumo di alimenti sani, anche con leve di tipo fiscale. E ancora: favorire l'esercizio fisico, in tutti i settori: luoghi di lavoro, scuola, aree cittadine. E anche sul piano legislativo, è utile una legge come quella - in Parlamento in avanzato stato di esame - che permetterà la deduzione fiscale delle spese sostenute per l'esercizio fisico in chi ha problemi di salute. Questi sono gli interventi sistemici".

Meno convinto dell'utilità della sugar tax Michele Carrubba, direttore del Centro studi e ricerche sull'obesità dell'università Statale di Milano. L'esperto ricorda che "siamo di fronte a una malattia molto complessa, multifattoriale, alla quale contribuiscono tantissimi elementi. Non si può pensare che si risolva tutto agendo soltanto su uno di essi. Ci sono già esperienze nel mondo che non hanno funzionato". Inoltre "gli alimenti che influiscono sul peso sono molti - sottolinea - serve un equilibrio tra le diverse componenti, serve una dieta equilibrata. La soluzione non può che essere complessiva, riguarda la cultura dell'alimentazione che andrebbe insegnata a scuola più che ogni altra materia. Non ho mai visto morire nessuno - dice provocatoriamente - perché non conosceva una data storica o non sapeva chi fosse Galileo Galilei. Ma ho visto morire tante persone perché non sapevano mangiare".

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